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Se la storia del formaggio ha una tradizione millenaria, la ricotta non è da meno. Così sembra leggendo la descrizione dell’ingresso di Ulisse nella grotta di Polifemo. Approfittando dell’assenza del rude Ciclope, l’eroe osserva attentamente l’ambiente e non gli sfuggono gli arnesi usati dal primitivo casaro: graticci appesantiti dai caci, secchi e vasi nei quali mungere il latte e boccali traboccanti di siero.

Forse già Omero, circa tremila anni fa, distingueva il formaggio dalla ricotta, sapendo che quest’ultima si ricava dalla parte liquida che si separa dalla cagliata durante la produzione del formaggio, il siero appunto. Nelle produzioni moderne il siero residuo viene riscaldato, cioè ri-cotto, ad una temperatura di circa 80°, ottenendo, per coagulazione, morbidi fiocchi bianchi che si compattano sgocciolando negli appositi contenitori forati.

Considerata nel passato un cibo povero, tipico delle realtà contadine, è oggi molto rivalutata per la sua versatilità in cucina e per la sua qualità nutrizionale.

Le proteine presenti sono ricche di aminoacidi essenziali, cioè di quelle componenti proteiche che il nostro organismo non produce in modo adeguato e che, quindi, dobbiamo introdurre attraverso l’alimentazione. I micronutrienti sono davvero tanti e utilissimi: abbondano i sali minerali come calcio, selenio, fosforo e zinco e sono presenti in quantità significativa le vitamine, soprattutto vitamina A, B2 e B12. Dal punto di vista energetico fornisce un apporto contenuto di calorie, ma contiene una buona quantità dilattosio (attenzione quindi alle intolleranze a questo zucchero).

Si dice che la ricotta sia un alimento magro. E’ vero, rispetto alla maggior parte dei formaggi e a tutti gli altri derivati del latte, ma bisogna tener conto di alcuni aspetti: il siero utilizzato e il tipo di lavorazione. Ci sono in commercio diversi tipi di ricotta e non tutte hanno lo stesso contenuto di grassi, la percentuale varia secondo il tipo di latte utilizzato: quella ottenuta dal latte di bufala è più grassa di quella di vacca e meno di quella di pecora. Inoltre, durante la lavorazione, spesso vengono aggiunti al siero latte o panna per aumentare la cremosità del prodotto, aumentando così il contenuto di lipidi. E’ sempre consigliabile, quindi, leggere l’etichetta che, per legge, riporta la tabella nutrizionale e gli ingredienti. In ogni caso, non dimentichiamo che gli acidi grassi del latte e dei suoi derivati sono prevalentemente di tipo saturo e che si accompagnano a discrete quantità di colesterolo.

FINTO GELATO ALLA STRACCIATELLA

Una ricetta fresca, nutriente, velocissima e decisamente economica. Ideale per la merenda o per un dessert improvvisato. Ingredienti? Due. La ricotta e il cioccolato.

Lavorate la ricotta freschissima con un cucchiaio, per farla risultare ancora più soffice. Riducete in piccoli pezzetti il cioccolato. La scelta di quest’ultimo dipenderà dai gusti dei vostri bambini, ma quello amaro è consigliabile. In questo periodo potrete “riciclare” le uova Pasquali che spesso avanzano e vanno consumate prima dell’arrivo del caldo. Amalgamate gli ingredienti, disponete in ciotoline monodose e mettete a raffreddare in frigorifero. Se lo disponete in un contenitore più grande, una volta raffreddato, potrete ricavare le classiche palline di “gelato”.

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